Sole di primavera

Il venerdì è una giornata frenetica, la spesa settimanale è un momento piacevole. A volte si aggiungono anche altre commissioni e quando rientro a casa tutto va sistemato. D’inverno il balcone di casa esposto a Nord diventa un frigorifero. Le verdure e la frutta trovano posto in un cesto molto grande posato sotto al tavolo.
Quando le temperature iniziano ad alzarsi in primavera e fino a novembre, l’unico frigo di casa rimane quello ufficiale incastonato nei mobili della cucina. Ecco allora che fare la spesa settimanale diventa un gioco di equilibri e incastri. La qualità offerta nei supermercati non sempre mi soddisfa e nonostante io ci vada almeno un’altra volta durante la settimana, l’idea di comprare lì parte delle scorte alimentari di frutta e verdura, non mi convince. Così tranne che in casi eccezionali, la seconda parte del venerdì mattina la passo in cucina a sbollentare verdure a foglia verde, oppure carciofi e se poi ho ritirato la “frittura” dal macellaio, la divido in porzioni giornaliere stando attenta che sia completa di cuore per i gatti e di polmone o altre interiora per il cane. Evito la milza perchè non gli è gradita e il fegato perchè secondo alcuni studi contiene troppa vitamina che se somministrata in maniera eccessiva può risultare tossica per gli animali.

Trascorsa così la mattinata, l’ora di pranzo arriva presto e passata quella è il momento di uscire in passeggiata con il cane. A questo punto solitamente mi sento stanca. dalle 6 che mi alzo, avrò del tempo solo dopo che rientrerò ma sarà breve perchè solitamente il tardo pomeriggio del venerdì è dedicato alla palestra.

Questa mattina, però ho rotto lo schema rigido autoimposto e sono rimasta ai giardinetti con Peach, seduta al sole. Dopo aver attraversato il cancelletto che delimita l’area verde recintata, mi sono seduta sulla panchina, ho chiuso gli occhi e rivolto il viso al sole, lasciandomi coccolare dal calore. Una carezza tiepida e avvolgente.
Ogni tanto qualche rumore filtrava dagli immancabili auricolari accesi. Una bicicletta di passaggio, La musica lontana proveniente da una macchina lanciata a velocità sostenuta. La voce negli auricolari manteneva comunque viva la mia attenzione sulla vita e le opere di Seneca.

Poi sei arrivato tu, nove o dieci anni. Ho fermato l’audiolibro quando Peach ti ha avvicinato in cerca di biscotti.
In un attimo, ho fatto un salto temporale di quasi 10 anni. Ho rivisto in te mio figlio, ormai quasi uomo. Aveva il terrore dei cani. Peach, la nostra cagnolona, è il simbolo del superamento delle sue paure. Ma allora, davanti ad un cane, sarebbe scappato terrorizzato solo a vederlo a decine di metri di distanza.
Tu, invece, ti avvicini a lei, un po’ timoroso, ma comunque senza essere attraversato dal terrore. Il tuo sguardo sfugge il mio, e io mi commuovo per qualcosa che conosco molto bene.
Sei un anima buona e gentile. Spero che anche tu possa incontrare, in questo mondo che sa essere molto crudele, persone sensibili che non ti facciano troppo soffrire. Quanti ricordi, sollevi dalla polvere: pensieri, fatiche progressi e regressioni. Salgono inevitabilmente le lacrime pensando ai genitori come me e come i tuoi che affrontano ogni giorno, come cavalieri inermi, il drago chiamato pregiudizio. Lo fanno per conto del loro figlio per permettergli di crescere serenamente, in un mondo che purtroppo ancora oggi discrimina ed imprime etichette sul nostro essere unici.

Mentre ricaccio indietro lacrime che non riusciresti mai a comprendere, ti metto nella manina un po’ di biscottini di Peach così da insegnarti un gioco da fare con lei. ti insegno a nasconderli e a farglieli cercare. Peach ama tutti i bambini, anche per questo motivo, sono dispensatori di delizie. L’educatrice della scuola che ti ha accompagnato in questa uscita solitaria, nel frattempo mi chiede il permesso di poter documentare con il telefono questa esperienza a testimonianza del lavoro svolto con il bambino. Acconsento, ci capiamo con un semplice sguardo, entrambe abbiamo consapevolezza del futuro estremamente incerto che lo attende.

Ma poi rifletto che così è per tutti, e forse è meglio così, lascia aperta la porta a maggiori possibilità.

Ci salutiamo, io commossa, tu a disagio. La tua dimensione di serenità ha raggiunto il limite della soglia di tolleranza alla frustrazione, il segnali che emette il tuo corpo ora dopo orami 10 anni ho imparato a riconoscerli bene.

Riprendi la tua strada piccolo, io non posso che augurarti Buona vita!

Torna in alto