Il Cappottino blu
Le immagini trasmesse sono l’unica fonte luminosa. Senza, la stanza, i pochi arredi e io, potremmo anche non esistere e quello che sto per raccontare, non avvenire mai.
La televisione accesa è il mio pungi e la sottoscritta, la serpe incantata.
Sdraiata sul letto, obbedisco immobile all’ordine della mamma, di non uscire e stare buona. Intorno a me rumori lontani di vite sconosciute che non raccontano niente di interessante per le mie orecchie di bambina di quasi 8 anni. Resto sul letto e aspetto che la mamma faccia ritorno. I cartoni animati mi fanno compagnia e niente di brutto accade dentro la stanza.
Ora il pungi si è rotto. Lo schermo trasmette solo righe grigie orizzontali. Mi sento strana. La testa e il corpo pesano. Prima ero sola al mondo e la televisione era mia amica, ora che lei si è spenta, il mondo si è riempito di suoni. Resto calma e buona sul letto come mamma mi ha detto di fare mentre usciva. Sento delle voci provenire dal corridoio. Alcune sono veloci altre stridono dentro le mie orecchie. La porta si apre.
«Alzati piccola, mettiamo il cappottino e scendiamo in giardino, la mamma arriva presto vedrai». Questa signora è dolce, la seguo volentieri.
Nel corridoio ci sono diverse persone, vanno tutte nella stessa direzione, Come noi, scendono le scale. Pochi secondi e siamo nel giardino. Fuori è buio, la mamma non c’è.
Non ho freddo, il cappotto blu mi tiene al caldo.
Ferma guardo la casa da cui sono appena uscita. è quadrata. al centro tre gradoni e la porta di ingresso, Un piccolo recinto circonda il giardino in cui mi trovo. Intorno a noi altre case e altre persone in strada.
Perché la tv è diventata grigia? Dov’è la mia mamma?
Mamma è arrivata ora, parla con la Signora gentile, dice che non capisce: Perché siamo scesi in giardino? Si agita e la sento dire: « Come il terremoto? oh mio Dio! Non mi ero accorta di nulla, ero in macchina, stavo arrivando.»
Mamma ora è vicina a me: «La terra ha tremato tutta e la signora ti è venuta a prendere ti ha messo il cappottino e ti ha portata di sotto. Hai avuto paura?»
Il trauma risiede nello spavento che ho letto sulla mamma.
Quella paura così lontana è diventata la mia. L’ho portata dentro di me per 35 anni senza accorgermene.
Poi l’ho urlata tutta, insieme alla rabbia che avevo in corpo. Il panico, si è impossessato di me durante un altro terremoto, quello del 2018.
Come spiegare la momentanea pazzia che si è impossessata di me? Impossibile.
Ho impiegato tutta la vita per capire e non tutto mi è chiaro ma solo ora che cerco di andare oltre, so di poterci riuscire.
Scrivo della giovane ragazzina, dell’adolescente immatura e della mamma impreparata, prendo consapevolezza e vado oltre.
Nel viaggio di una settimana che ho voluto fare da sola, lontana da casa e dalla famiglia ho colto quanto di più straordinario si cela nella mia vita e in quella di tutte le persone incontrate sulla mia strada.
… Il 9 novembre del 1983 fu la data del terremoto sicuramente più devastante del secondo dopoguerra per Parma. La scossa arrivò alle 17,28 e, pur essendo del settimo grado della scala Mercalli, lasciò un segno molto pesante sulla città. I feriti furono 60, mentre centinaia, soprattutto nell’Oltretorrente, le case gravemente lesionate e dichiarate inagibili. Anche il Teatro Regio venne colpito in modo tanto grave da costringere a trasferire la stagione lirica al Teatro Ducale.
La Gazzetta di Parma