10 Maggio 2023 – Sera
Alle nostre spalle sentiamo giungere un fuoristrada. In un battito di ciglia, ci troviamo immerse dentro un fascio di luce.
Vinco la vergogna e l’imbarazzo di trovarmi in mezzo al nulla al calare della notte e mi pianto in mezzo al sentiero sterrato, caso mai al guidatore, venisse voglia di proseguire sulla strada senza fermarsi e farci salire a bordo.
Indubbiamente incuriosito, accosta. Il nostro eroe si chiama Giovanni.
Parole su parole, quelle forse trattenute fino ad ora, escono sotto forma di ringraziamento per l’aiuto offerto. Mentre in tre a turno gli parliamo della nostra disavventura, Giovanni ci spiega che aveva sentito i cani abbaiare ma che non ne aveva capito il motivo. Ci racconta che sta andando a prendere la moglie al negozio. e che deve fare presto perché lo sta aspettando. Ci lascerà alla fermata del pulmino.
L’idea, ci fa cadere in uno stato di completa disperazione. Dopo una protesta comune, con un po’ di disappunto, forse mosso a compassione e anche credo un po’ divertito per la situazione insolita, Giovanni decide di accompagnarci fino a Lingua.
Sette sono i minuti, che impieghiamo per arrivare in auto sulla strada principale. Sette minuti sufficienti per comprendere quanto siamo state fortunate. Mentre osserviamo scorrere inorridite il percorso che avremmo dovuto ancora fare a piedi, Beatrice seduta davanti racconta a Giovanni di essere di Palermo.
Così mentre loro fanno conversazione scoprendo di essere concittadini dalla nascita, la mia sete di storie si risveglia. Bevo ogni parola che si stanno scambiando; Giovanni sembra il protagonista di un romanzo: Nasce e cresce a Bagheria, parte giovane per New York, impara il mestiere lavorando presso un compaesano emigrato anni prima e vive insieme alla grande comunità formatasi nella “Grande Mela”.
Rientra presto in Italia, e con i risparmi acquista una licenza per aprire il sue primo forno. Dopo diverse vicende e qualche decennio sbarca a Salina. Il signor Giovanni da molti anni è il fornaio di Santa Marina.
Il breve riassunto della sua vita ci ha rianimato. Mi conforta vedere anche Beatrice, riprendersi velocemente. Sono esausta, nutro gratitudine e indubbiamente felice.
Finalmente a “Casa Ofria”. Vorrei trattenerlo e abbracciarlo ma c’è qualcuno che l’attende e così mi limito a ringraziarlo e saluto. Salgo le scale, apro la porta e in un attimo, dopo aver gettato a terra gli abiti fradici, mi infilo sotto la doccia con un solo pensiero.
Devo assolutamente richiamare Nino.
Mentre scendevamo dalla montagna, svariate volte non ho risposto alle sue chiamate. Mille chilometri ci dividono. Per mio marito, sono un libro aperto, avrebbe intuito subito che ero in difficoltà. Quando ho risposto per evitare che si preoccupasse troppo. Ho inventato diverse scuse. che mi impedivano di stare al telefono a raccontargli della giornata. Avevo messo fine alla chiamata in modo frettoloso convinta a richiamarlo appena possibile. Mentire, mi ha fatto sentire più sporca del fango che avevo addosso.
Ora che tutto è finito, sdraiata nel comodo letto matrimoniale, mi concedo una lunga video-chiamata dove gli racconto tutto nei particolari. Lui ascolta ma il suo silenzio pesa più di mille rimproveri. Mi lascia finire il racconto e poi mi comunica che non aveva avuto dubbi sulla mia sincerità.
La mazzata finale.
Chiusa la telefonata, potrei finalmente rilassarmi ma non riesco ad apprezzare la quiete della sera sull’isola. Nella memoria sono ancora impressi i rumori del bosco immerso nel buio. Sarà una lunga notte quella che mi attende.
Accendo la televisione per allontanare la solitudine. La tensione accumulata in queste ultime ore, stenta a congedarsi. Ho bisogno di conforto e di un abbraccio.
Ho bisogno delle mani di Nino, sempre così calde.
Hanno il potere di calmarmi ed infondere immediato sollevo. Sono la mia personale terapia “d’urto”. Ma lui ora non è qui.
Il cervello è preda di mille pensieri, sono stanca ma non riesco a prendere sonno e allora faccio una cosa insolita, rifletto in positivo: Le risorse per mantenere la calma e governare la tensione dal momento in cui ho deciso di intraprendere questo viaggio in solitaria, le ho trovate. Durante la lunga discesa, sono stata capace. Ora sono certa che riuscirò ad attraversare la notte e arrivare a domani.
Nel frattempo mi preparo una camomilla, mangio qualcosa e stringo forte a me il cuscino.
Ci vuole un po’ ma il desiderio di andare oltre e la voglia di continuare a vivere questo mio straordinario viaggio, alla fine prevalgono sulla paura.