Il Semplice esistere

Ho posato la mano su un tronco. L’ho fatto con timore, come se, a conseguenza del mio agire, potesse succedere qualcosa di spiacevole sia a lui che a me. Con le dita incerte, ho saggiato la temperatura e la consistenza della corteccia.

Con mia grande sorpresa, non ho percepito sotto i polpastrelli un senso di fastidio: non vi era traccia di umidità. Ho fatto una carezza al muschio che ricopriva parte del tronco.

È così sorto il desiderio di abbracciare questo gigante, così da aumentare la superficie di contatto tra di noi. Ho circondato il tronco con le braccia, premendo delicatamente il viso contro la corteccia ruvida. In quel momento di quiete, ho sentito il mio respiro rallentare, sincronizzarsi con qualcosa di più antico e profondo. Il cuore che batteva contro il legno sembrava trovare un ritmo comune, come se l’albero rispondesse alla mia presenza con una pazienza millenaria. Nessuna differenza di temperatura. I nostri corpi, diversi nella loro natura ma uniti in un abbraccio.

Per la prima volta, ho percepito un modo nuovo di sentire gratitudine.

Il compito che questa pianta svolge lo fa in modo eccelso, senza chiedere nulla in cambio.

Osservarla con attenzione, toccarla, apre l’anima alla meraviglia del semplice esistere.

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